Id., Francia 1993
Software house: Infogrames
Publisher: Infogrames (Europa), Interplay (Usa),
Electronic Arts Victor (Giappone)
Production Designer: Patrick Charpenet
Screenplay: Hubert Chardot
Designers: Cristophe Anton, Josiane Girard
Musiche & Effetti sonori: Jean-Luc Escalant
Regia: Franck De Girolami Produttore: Bruno Bonnell
Anomalo seguito di Alone in the Dark, abbandona del tutto le tematiche e le atmosfere lovecraftiane che caratterizzavano magnificamente il prototipo. Discorso simile per il gameplay, non più in perfetto equilibrio tra azione ed esplorazione all'interno di un'unica e tuttavia assai variegata location. In AITD2 la componente soprannaturale riguarda il voodoo e funge più che altro da pretesto narrativo, mentre il motore ludico pigia l'acceleratore sull'action con sparatorie e duelli a profusione. Le location sono numerose, ma anche abbastanza ovvie ed esplorabili in maniera fin troppo lineare.
Si tratta di un'opera di difficile valutazione. Siamo in presenza di un gioco irrimediabilmente imperfetto, con poco horror e battaglie assai frustranti (l'engine, lo stesso del prototipo, non è idoneo alla gestione di combattimenti concitati), però ricco di buone intuizioni, soluzioni visive interessanti e spunti ludici originali. Certamente oggi Alone in the Dark 2 appare male invecchiato e pochissimo appetibile per i mainstreamer, tuttavia il valore storico rimane e il taglio rétro di grafica e gameplay gli conferisce un sovrappiù di fascino (merito più dei tempi che del gioco in sé).
La critica è tuttora incerta sul giudizio. C'è chi considera il gioco un classico, benché lontano dalla qualifica di capolavoro, e chi lo boccia per via delle troppe magagne. Io trovo che, retrospettivamente, nonostante i palesi difetti andrebbe comunque valutato in positivo, vista la pochezza degli ulteriori seguiti.
All'atto dell'uscita il titolo fu pubblicizzato, tra l'altro, da Jack in the Dark, un minigame autonomo distribuito gratuitamente su floppy-disk e BBS. Si rimanda alla relativa voce per maggiori informazioni su quest'opera.
Trama:
Hell's Kitchen (California), 23 Dicembre 1924. L'investigatore Ted Striker, amico e collega di Edward Carnby (il protagonista del primo "Alone in the Dark"), è alla ricerca di una bambina rapita di nome Grace Saunders. Le tracce lo conducono a una vecchia casa occupata da gangster distillatori di alcolici. Striker riesce a infiltrarsi nell'abitazione e a trovare Grace, ma un pupazzo clownesco improvvisamente si anima e lo uccide. Due giorni dopo giunge alla villa Carnby in persona, che era stato informato da Striker tramite lettera. Fatto saltare in aria l'ingresso con dell'esplosivo, Carnby irrompe e uccide un bel po' di gangster a colpi di mitragliatore Thompson. Le ricerche successive lo conducono a una scoperta inquietante, ovvero che tutti i gangster sono antichi pirati defunti da secoli! Questo perché il loro capo One-Eyed Jack (così chiamato per via della benda su un occhio) ha stretto un legame con Elizabeth Jarret, Regina del Voodoo. Di fatto i pirati possono essere ammazzati nuovamente, ma Elizabeth è in grado di resuscitarli di continuo mediante periodici sacrifici di umani innocenti, ragione per cui Grace è stata rapita. Jack è invece invulnerabile e immortale perché maledetto dall'Olandese Volante. La macabra scoperta non frena Carnby, che si fa largo attraverso la villa fino a raggiungere una nave piratesca in una caverna. A un certo punto però Edward viene catturato da Elizabeth e per lui sarebbe la fine se la piccola Grace, temporaneamente sfuggita al controllo dei rapitori, non trovasse il modo di aiutarlo. Il confronto finale vedrà Carnby contro One-Eyed Jack in persona, e l'investigatore dovrà trovare il modo di uccidere colui che non può essere ucciso…
Grafica e gameplay: Graficamente il gioco ricicla lo stesso engine del prototipo, però la regia si è fatta ancor più cinematografica e sfoggia inquadrature a tratti quasi hitchcockiane. Purtroppo la telecamera esagera coi movimenti ballerini e il player si ritrova a "saltellare" continuamente tra troppe visuali, tutte più o meno scomode, incapaci di fornire un'accurata visione d'insieme.
Se in ambito grafico non si riscontrano cambiamenti rilevanti rispetto al primo Alone in the Dark, la componente ludica è invece mutata radicalmente. Ora le battaglie sono assai più numerose, mentre sono diminuiti enigmi e indovinelli. Per affrontare i nemici Carnby ha a disposizione varie armi, compreso un mitragliatore Thompson, ma le munizioni sono piuttosto scarse e richiedono un uso strategico. Il problema più serio è che il gioco non prevede "puntamento automatico" (il cosiddetto auto-aiming). Ogni volta che il player vuole eliminare qualcuno, deve spostare Carnby in modo da allineare perfettamente la canna dell'arma contro il nemico. Se l'allineamento non è pressoché perfetto il proiettile si limita a sfiorare il fianco dell'avversario. Si aggiunga che i nemici sono spesso numerosi - nonché veloci - e si comprenderà come le sparatorie possano risultare terribilmente snervanti. D'altra parte all'epoca del concepimento di AITD2 l'auto-aiming non esisteva nemmeno come semplice ipotesi. Persino la prima edizione di Resident Evil, datata 1996, non ne vedrà traccia (bisognerà attendere la riedizione del '97 per trovare personaggi finalmente capaci di mirare da soli).
Rispetto al predecessore, Alone in the Dark 2 contiene molte più location. Oltre alla villa occupata dai gangster ci sono un labirintico giardino di siepi e una nave pirata nascosta nei sotterranei. L'esplorazione, tuttavia, è lineare e non prevede ritorni sui propri passi. Va rilevato che gangster e pirati, pur essendo di fatto "zombie", si comportano e agiscono come criminali comuni: chiacchierano, fumano, si ubriacano, combattono impugnando armi e, una volta farciti di proiettili, non si rialzano.
Anche se per quasi tutto il gioco si controlla Carnby, in un paio di frangenti il player impersona la piccola Grace Saunders. Costei non combatte mai (comprensibile, visto che ha solo otto anni) e deve cercare di sgusciare alle spalle dei nemici senza farsi notare oppure preparare trappole. Una specie di sottogioco stealth, insomma, idea originalissima per l'epoca anche se ancora allo stato larvale.
Le versioni Saturn e PlayStation permettono di scegliere a inizio partita il livello di difficoltà e sfoggiano nuovi modelli poligonali dei personaggi, nonché qualche sequenza extra.
Analisi:
Il destino di Alone in the Dark 2 è legato indirettamente a quello di Frédérick Raynal, il geniale creatore dell'engine e dello script per il primo indimenticabile capitolo della franchise. Raynal aveva già abbozzato diversi sketch per il sequel quando, entrato in conflitto col produttore Bruno Bonnell, se ne era andato dalla Infogrames senza salutare. Alcuni spunti di Raynal risultano comunque presenti nel prodotto conclusivo (concepito da altri), con risultati a tratti umoristici e semi-surreali, ammiccanti al pastiche. E' spiazzante, per esempio, vedere a metà partita Carnby camuffato da Babbo Natale (!), considerato il background da "avventura classica" - quindi sostanzialmente "seria" - dell'opera. E' però anche vero che il pastiche costituisce forse la chiave per penetrare i livelli di lettura più riposti di Alone in the Dark 2. Su questo aspetto torneremo più avanti.
Siccome la Storia non si fa con i "se" o con i "ma", è inutile fantasticare su cosa poteva essere AITD2 "se" Raynal ne fosse stato l'artefice assoluto. Però non è azzardato ipotizzare che la componente orrorifica avrebbe avuto maggior rilievo, in linea con l'inesorabile tensione emanata dal prototipo, e di conseguenza l'opera se ne sarebbe avvantaggiata. Sì, perché ciò che oggi il gioco patisce maggiormente è la sostanziale penuria di brividi. In effetti Alone in the Dark 2 non è nemmeno un horror vero e proprio, anche se la tradizione tende a considerarlo tale, e si configura piuttosto come una turgida avventura piratesca venata di thriller e mistero.
Come si è detto, le angoscianti tematiche lovecraftiane del primo Alone in the Dark hanno ceduto il passo al voodoo e alla leggenda dell'Olandese Volante. Ma non è questo il problema. Esiste più di un modo per scuoiare un gatto, come dicono gli anglosassoni, ed esiste più di un modo per far venire la pelle di cappone ai player disponibili. Il punctum dolens è che il voodoo serve solo da pretesto narrativo, per fornire un background un po' misterioso a un'avventura altrimenti abbastanza classica.Gangster e pirati affrontati da Carnby sono "tecnicamente" zombie, ma non hanno alcun punto di contatto né coi romeriani zombie mangiauomini, né con gli schiavi privi di cervello tipici del folklore latinoamericano. Se si esclude il colorito tendente al verde, la loro natura resta umana, perciò parlano, fumano e mangiano e bevono normalmente.
E' ovvio che la Infogrames, se da un lato ha cercato di restare in qualche modo vicina alle coordinate orrorifiche stabilite nel primo capitolo, dall'altro ha voluto rendere la franchise meno "di nicchia", rivolta anche ai patiti di combattimenti oltre che di horror. Il risultato è che il gioco è invecchiato male. Alone in the Dark 2, penalizzato com'è da una grafica obsoleta, dall'assenza di auto-aiming e dalle inquadrature scomode, non può assolutamente competere con gli action games moderni. Di conseguenza, non ha modo di suscitare l'interesse dei mainstreamer. Una maggiore dose di orrore, viceversa, gli avrebbe garantito più vitalità, come continua oggidì a fornirne a proto-survival tipo il primo Alone in the Dark o Clock Tower: The First Fear, in quanto i meccanismi di costruzione della suspense invecchiano meglio di quelli finalizzati al divertimento da action, legati a ritmi e grafica flamboyant che pretendono costante aggiornamento coi tempi.
Precisati i difetti, è giusto passare ai pregi. L'ambientazione in una villa anni '20 che si rivela infestata da antichi pirati, con tanto di galeone nascosto nelle caverne sotterranee, è decisamente insolita ed emana un ammaliante fascino da film d'epoca. I riferimenti al voodoo e all'Olandese Volante danno quel tocco di esotismo e atmosfera che spezia e insaporisce il piatto avventuroso. Molti stravaganti dettagli sparsi qua e là - il pupazzo assassino, il pirata mutilato con un'arma da fuoco al posto della gamba (assai in anticipo su Planet Terror di Rodriguez) , Carnby camuffato da Babbo Natale... - possono apparire incongrui, ma a un esame più approfondito permettono all'opera di arricchirsi con pennellate di ironica "surrealtà" capaci di mantenerla vivacemente sopra le righe, evitando al contempo di sconfinare nella parodia.
Il misto di classicità e ironia sa di pastiche post-moderno, ma AITD2 non va confuso con opere come il ciclo filmico dei Pirati dei Caraibi diretto da Gore Verbinsky, che fanno del pastiche la cifra immediata dello spettacolo. Scopo dei Pirati dei Caraibi, come di quasi tutti i blockbuster hollywoodiani, è offrire allo spettatore pura azione e pura avventura; il tema della pirateria e gli elementi soffiati ad altri generi (horror compreso) servono esclusivamente come sfondo narrativo e scenografico. Alone in the Dark 2 segue invece altre coordinate, non punta tanto a congegnare peripezie fantasmagoriche con ritmi da ottovolante quanto a costruire atmosfere e tratteggiare situazioni un po' sopra le righe. Il pastiche rappresenta dunque la chiave di lettura per dissezionare la messa in scena, ovvero per evidenziare il sostanziale vuoto dietro un'avventura in apparenza "classica" e "picaresca".
Di fatto la pirateria presentata in AITD2 è assai poco accattivante. Le azioni criminali di One-Eyed Jack e sottoposti si manifestano come gesta condotte per pura forza d'inerzia - proprio "da zombie", in un certo senso -, imprese a scopo di lucro senza il piacere del lucro. Anche il galeone intrappolato nelle caverne non è simbolo di avventura dinamica, non possiede anima né vita. Sembra un'enorme boa che sonnecchia stancamente su acque stagnanti. Il vero avventuriero è semmai Carnby, l'unico personaggio capace di buttarsi nella mischia con l'animo del picaro, e non a caso l'unico privo di connotazioni piratesche, anche indirette (veste in giacca e cravatta e, quando deve travestirsi, lo fa da Babbo Natale). E così AITD2 si trova, forse senza volerlo, a celebrare la fine di un certo modo classico di rappresentare l'avventura, senza però narrarne l'apocalisse, grande o piccola. Anche per questo il gioco oggi sa di vecchio: lamessa in scena di un'avventura senza avventure, di un horror senza orrore, di un mito senza miti finisce coll'assumere una veste malinconica e dimessa, non solo per i limiti di hardware e software. Gli elementi ironici e semi-surreali intaccano l'immaginario classico senza rivoluzionarlo e senza risolversi in spettacolo.
Pure la grafica contribuisce all'effetto di demitizzazione. I modelli poligonali "blocchettosi" dei vari personaggi, squadrati come marionette rozzamente intagliate, sono ridicoli e inquietanti al tempo stesso. Di certo tale caratteristica dipende assai più dal trascorrere dei tempi che da effettiva volontà degli autori, ma la sua incisività è comunque un dato di fatto. Paradossalmente le versioni Saturn e PlayStation, con grafica più rifinita e modelli più realistici, appaiono meno efficaci.
AITD2 si segnala anche per elementi ludici qui presenti per la prima volta e in seguito diventati ricorrenti nel mondo dell'horror interattivo. E' il caso del "gioco nel gioco" in cui si controlla la piccola Grace. La saga di Resident Evil ne avrebbe fatto una sorta di tormentone (non c'è capitolo della serie Capcom in cui non si debba controllare per brevi frangenti un personaggio secondario), ma nel '93 si trattava ancora di una novità assoluta, così come il fatto che Grace, anziché combattere, debba sgusciare di nascosto alle spalle dei nemici oppure preparare trappole.
In definitiva, Alone in the Dark 2 non merita di essere considerato un capolavoro, ma un piccolo classico certamente sì. Gli indubbi difetti (gameplay frustrante, ripetitività, una certa indeterminatezza) non azzerano gli altrettanto indubbi meriti (notevoli intuizioni visive e ludiche, riflessione non banale sul concetto di avventura classica). Gli appassionati di survival devono solo rammentare che di horror propriamente detto ne contiene ben poco.
Versioni:
Le versioni di ioni di ioni di ioni di AITD2 sono abbastanza numerose e differenziate l'una dall'altra.
La prima edizione in assoluto è quella su floppy-disk del '93 per MS-Dos.
La riedizione su CD-Rom dell'anno seguente, pure per PC, contiene una nuova colonna sonora, dialoghi parlati e un'ulteriore breve sessione di gioco dove si impersona la piccola Grace Saunders.
Il porting per Panasonic 3DO, uscito solo in America, è pressoché identico all'edizione CD-Rom. Idem per la versione Mac OS.
Nel '96 sono state realizzate versioni per Saturn e PlayStation intitolate Alone in the Dark: Jack is Back in Europa e Alone in the Dark: One-Eyed Jack's Revenge in Usa (la versione Saturn è uscita anche in Giappone). Entrambe sfoggiano, rispetto alle edizioni per PC e 3DO, nuovi modelli poligonali dei personaggi e sequenze aggiuntive in FMV.
La versione definitiva per PC, contenuta nel cofanetto Alone in the Dark Trilogy del '97, comprende anche il fulminante spin-off Jack in the Dark.
floppy-disk per MS-Dos (1993) CD-Rom per MS-Dos (1994) vers. solo americana per Panasonic 3DO (1995) col titolo Alone in the Dark: Jack is Back, per Sega Saturn (1996) col titolo Alone in the Dark: Jack is Back, per Sony PlayStation (1996) Apple Mac OS (1996) contenuto nel cofanetto Alone in the Dark Trilogy, CD-Rom per Windows PC (1997) Marco "Night Walker" Montericcio
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