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Baiohazarudo Autobureiku File #2 / Biohazard Outbreak File #2, Giappone 2004
Software house: Capcom Production Studio 1
Publisher: Capcom
CG Model Design: Hiroki Tsuru
Char-Design Director: Yoshihiro Ono
Produttore esecutivo: Tatsuya Minami
Produzione: Tsuyoshi Tanaka
Regia: Eiichiro Sasaki

  

   Successore di Resident Evil Outbreak, è più un'espansione stand-alone che un autentico seguito. D'altra parte la serie Outbreak non possiede una trama vera e propria, solo variazioni sulla medesima ricorrente situazione di base: il tentativo di alcuni cittadini comuni di fuggire da Raccoon City, rigurgitante di zombie e simili amenità. Cambiano solo le location e gli obiettivi da conseguire di volta in volta.
Il primo
Outbreak si era rivelato una delusione, soprattutto per il pubblico europeo e quello australiano, privati della possibilità di giocare online col multiplayer (ragione primaria per cui la franchise era stata creata). File #2 rimedia a questa mancanza, purtroppo dal 2007 in Europa non esistono più server abilitati e siccome il gioco non è open source oramai l'unica residua ragione di interesse risiede nella modalità single player.
   Dopo la grandinata di critiche piovuta sul primo titolo, la Capcom ha cercato di porre rimedio a parte delle magagne. Ora il gioco si apre con un
tutorial che insegna i fondamentali ai player novizi, i tempi di caricamento sono più brevi (ma ancora troppo lunghi rispetto alla media…), è possibile muoversi e sparare contemporaneamente e si possono dare ordini ai personaggi-non-giocanti. Tutti ritocchi graditi, ma è come se di un'automobile ci si limitasse a riparare fari e tergicristallo lasciando il motore imballato! I difetti più gravi permangono: non c'è trama ma solo un canovaccio "ingannatore", i compagni-non-giocanti sono, se possibile, ancora più stupidi che in passato e la meccanica del gioco si mantiene troppo artificiosa e contorta per coinvolgere come vorrebbe.
   Tutto sommato, l'unico sensibile miglioramento risiede nello sforzo di creare nuove
location e nuovi nemici anziché limitarsi a vivacchiare di rendita come nel primo Outbreak. Peccato che anche in questo caso i risultati siano più frutto di mestiere che di autentica ispirazione.

  • Trama

       Come il predecessore, Resident Evil Outbreak File #2 non possiede un'autentica trama ma è composto da "scenari" isolati che costituiscono variazioni su un unico tema, gli sforzi di un pugno di cittadini di fuggire da Raccoon City, invasa dalle creazioni mostruose della multinazionale Umbrella.

  • 1° scenario, “Wild Things” - Si svolge nello zoo di Raccoon City. I superstiti devono farsi largo tra orde di animali impazziti, quando non orrendamente mutati. Il mostro più pericoloso si rivelerà un elefante "zombizzato" capace di attacchi inarrestabili e letali.

  • 2° scenario, “Underbelly” - E' ambientato nella metropolitana cittadina. Il luogo, oltre che da zombie, è infestato da pulci succhiasangue capaci di gonfiarsi a dismisura dopo ogni "pasto". Per fuggire sarà necessario aprirsi un varco attraverso i tunnel bloccati e debellare una super-pulce di dimensioni spropositate.

  • 3° scenario, “Flashback” - I superstiti si ritrovano in una foresta piena di mostri velenosi, da lì passeranno a esplorare un palazzo della Umbrella abbandonato da tempo ma ancora pieno di armadi pullulanti di scheletri. Se il player impersona la reporter Alyssa ha ogni tanto flashback sul suo passato, da cui il titolo dello scenario.

  • 4° scenario, “Desperate Time” - Nella stazione di polizia di Raccoon City (già ampiamente vista in Resident Evil 2) i superstiti devono trovare il modo di fuggire evitando per quanto possibile l'orda di zombie assedianti. A dare loro una mano c'è il valoroso ma sfortunato agente Marvin Branagh.

  • 5° scenario, “End of the Road” - I superstiti devono abbandonare Raccoon City prima che la città venga bombardata. Per riuscirci dovranno passare attraverso laboratori, fognature e strade infestate da zombie, nonché dall'immancabile Tyrant.
  • Grafica e gameplay

          A differenza del predecessore, File #2 contempla il multiplayer in tutte le versioni, comprese quella Pal e quella australiana. Disgraziatamente quando leggerete queste righe la modalità online non sarà più fruibile giacché la Capcom ha da tempo chiuso i server abilitati e l'intero progetto non è open source come i giochi per PC.
       I personaggi selezionabili sono esattamente gli stessi del primo titolo, ovvero la giornalista Alyssa, la cameriera Cindy, l'idraulico David, il chirurgo George, l'autista Jim, il poliziotto Kevin, la guardia di sicurezza Mark, e la finta studentessa Yoko (in realtà ricercatrice della Umbrella in fuga). Anche i talenti specifici sono rimasti gli stessi, con qualche ritocco o aggiunta: per esempio, Cindy oltre a una scorta di erbe curative dispone di bende per fermare le emorragie.
       Al di là di certe lievi variazioni, la meccanica del gameplay è rimasta sostanzialmente la stessa del primo gioco, con tutti i pro (pochi) e i contro (molti, troppi). I personaggi, infettati dal Virus-T all'inizio di ogni scenario, devono completare l'avventura entro un certo lasso di tempo districandosi tra le solite azioni "alla
    Resident Evil": trovare la porta giusta, sbloccare interruttori, sconfiggere il boss di fine livello… Il tentativo di porre rimedio ai numerosi difetti del primo Outbreak non è andato oltre qualche miglioramento poco significativo, tipo tempi di caricamento un po' più brevi e la possibilità di muoversi e sparare insieme.
       L'Intelligenza Artificiale dei character-non-giocanti pare addirittura peggiorata (e ce ne voleva…). Adesso il loro passatempo preferito è urlare a sproposito, anche quando la situazione è tranquilla, e porgere continuamente al protagonista oggetti di nessun interesse! Il
    tutorial che insegna i fondamentali è scarsamente utile, essendo i vari scenari contorti e cervellotici al massimo. L'azione, più intensa e frenetica che nel primo episodio, non concede quasi mai pause, perciò il player ha ben poche occasioni per riflettere e deve quasi sempre affidarsi all'istinto, ma siccome il gioco è tutto fuorché intuitivo la frustrazione tocca puntualmente vette indicibili.
       L'engine grafico è lo stesso del primo
    Outbreak. I creativi si sono sforzati di ideare location e nemici inediti, tuttavia i risultati denotano scarsa fantasia.

  •    Analisi:
  •        Benché alcuni difetti di piccola entità risultino corretti rispetto al primo Outbreak le magagne più grossolane della franchise sono rimaste tali e quali, perciò l'analisi critica di File #2 si conferma sostanzialmente identica a quella del predecessore, cui si rimanda. Il gioco è semplicemente troppo rigido, meccanicistico e artificioso per funzionare. La mancanza di trama impedisce ogni empatia con i personaggi e gli abboccamenti narrativi gettati senza convinzione riescono solo ad aumentare il nervosismo per quel che il gioco avrebbe potuto essere e non è stato.
       Il primo scenario "fissa" le coordinate dell'intero gioco. Nessuno sviluppo narrativo, nonostante i potenziali spunti non manchino. L'azione cerca di essere concitata ma è più che altro disordinata, senza pause di sorta, quindi il player novizio si ritrova per forza di cose frastornato non avendo il tempo né la possibilità di riflettere sulle azioni da compiere. La
    location dello zoo è interessante anche se non particolarmente originale. Lo zombie-elefante è da antologia del kitsch, quel genere di raffigurazione che non si capisce se sia paradossale o semplicemente ridicola. Tuttavia è dotata di una certa carica iconica, sufficiente per farla assurgere a simbolo della serie.
       Il secondo scenario è probabilmente quello peggio concepito dal punto di vista della giocabilità. L'ambientazione nelle viscere della metropolitana di Raccoon City è inedita e provvista di un certo
    appeal iniziale, disgraziatamente completare l'avventura richiede sforzi titanici dato che per il player non è affatto chiaro quali azioni compiere (labili indizi accennano alla riattivazione del sistema antincendio, ma la ragione resta inspiegabile non essendoci fuochi da spegnere). Come se non bastasse, perché gli eventi "vadano avanti" è pure necessario assistere a specifici filmati che si attivano solo in certi luoghi e in certi frangenti, in tal modo il novizio si ritrova inevitabilmente a vagare in maniera insensata per corridoi pullulanti di mostri senza idee su come procedere. La stessa metropolitana alla lunga risulta stucchevole, come avviene per quasi tutti i survival horror ambientati in location simili: la carenza di narrazione e l'eccessivo indugiare su corridoi noiosamente iterati ad libitum finisce col dissolvere la suspense e suscitare fastidio (soltanto Silent Hill 4 e Hellnight sfuggono alla 'regola' che vuole le metropolitane dei videogiochi poco ispirate). Punto a favore dello scenario: le mega-pulci che assumono dimensioni elefantiache dopo aver bevuto sangue umano appaiono genuinamente impressionanti.
       Il terzo scenario è quello dotato di maggiori spunti narrativi, anche se questi restano puntualmente lettera morta. Il misterioso, semi-invincibile nemico incappucciato che mena fendenti d'ascia ha un certo fascino grezzo da B-movie e la sua storia, rivelata al termine, si incastra bene con gli indizi disseminati lungo l'avventura. Anche i flashback vissuti dalla giornalista Alyssa, pur di maniera, hanno qualcosa di valido. Peccato che, per l'appunto, nessuna delle tracce narrative trovi riscontri o sviluppi negli altri scenari. Il palazzo abbandonato e infestato dalle piante (anche velenose) è una
    location inedita, ma non molto ispirata.
       Il quarto scenario fa leva sull'effetto-nostalgia. Non si può non provare un sussulto al cuore quando ci si ritrova a esplorare di nuovo la stazione di polizia di
    Resident Evil 2, indelebilmente impressa nella memoria di tutti i fans della franchise, e il ritorno di character gloriosi come l'agente Marvin Branagh, più attivo e psicologicamente vivace rispetto al passato, intensifica le emozioni. Purtroppo la vicenda non riesce, in definitiva, a trascendere la routine.
       Il quinto scenario ha le stesse caratteristiche semantiche dell'episodio corrispettivo di
    Outbreak, nonché gli stessi imperdonabili difetti. Aspira alla grandiosità epica tipica dei "finali" di Resident Evil, ma nonostante gli sforzi non è neppure in grado di sfiorarla. A ben vedere non può sfiorarla, in quanto nei capitoli regolari della saga il flavour epico conclusivo era la logica conseguenza di una rigorosa concatenazione di eventi, l'inevitabile risultato cui conducevano l'andamento della narrazione e l'accelerazione del ritmo progressivamente elaborati durante lo svolgimento del plot. In un contesto come quello di Outbreak e di File #2, dove non esiste trama ma solo una "situazione" di base, non esiste neppure una sequenza precisa di avvenimenti che permetta di accumulare tensione e poi farla esplodere in un epico e liberatorio showdown. Il quinto scenario risulta semplicemente troppo lungo, dispersivo e monotono. Ancora una volta, non bastano mostri a quintali e un'altra versione del Tyrant (stavolta ricalcato sul Mr. X di Resident Evil 2) per suscitare empatia e coinvolgimento.
       n fin della fiera,
    File #2 è un titolo né meglio né peggio del suo predecessore. I piccoli miglioramenti apportati al gameplay non sono abbastanza incisivi da spingere a soprassedere sulle magagne più gravi, né lo sforzo di ideare nuove location e nuovi nemici ha dato risultati ragguardevoli. Come il primo Outbreak, File #2 coinvolge e spaventa quel minimo che glielo consentono le qualità residue della ricetta survivalistica, annegate in un mare di indeterminatezza. Giocato online il gioco rivela sicuramente maggiori qualità, ma la chiusura dei server obbliga a valutare l'opera solo dal punto di vista della modalità single player.
       Al
    File #2 avrebbe dovuto seguire un File #3, giacché la Capcom aveva inizialmente concepito la serie Outbreak come trilogia, ma il mercato è stato di parere contrario. Le vendite non raggiungono nemmeno il 40% rispetto al predecessore, perciò la franchise termina qui.

     

  • Versioni:
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      Il gioco è solo per PlayStation 2.

       A differenza del primo Outbreak è possibile giocare online anche con la versione Pal, purtroppo quando leggerete queste righe non esisteranno più in Europa server abilitati.

    - Sony PlayStation 2 (2005)

     

     

     

     

    Marco "Night Walker" Montericcio              

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