Questo sito si propone di offrire schede esaustive, in rigoroso ordine alfabetico per facilitare la consultazione, sul settore di videogiochi abitualmente definito dagli addetti ai lavori "survival horror", horror da sopravvivenza.
Fino a qualche tempo fa un'opera del genere sarebbe stata improponibile, visti i peccati originali impressi nel DNA della "materia". L'horror nella sua accezione più diffusa resta, nonostante sforzi eroici da parte di certa critica, scarsamente intellettualizzato e intellettualizzabile; è assai poco corretto, politicamente e non; tocca tutta una serie di elementi "primari" - morte, violenza, sesso - ritenuti di cattivo gusto dall'opinione pubblica; non ha chiare scappatoie pietistiche che possano suscitare la carità pelosa o la lacrimuccia facile del pubblico; è impermeabile alle mode, salvo quelle che germinano spontaneamente al suo interno; quando tocca altri generi tende a inghiottirli, e se si lascia inghiottire smette di essere "horror" e diventa "altro".

Insomma, l'horror è il genere ostico per eccellenza, e quello videoludico non fa eccezione pur appoggiandosi nella maggior parte dei casi a tecnologia tradizionalmente "per famiglie" come le console. Tuttavia oggi siamo in epoca di rivalutazioni. Forse non è tempo per eroismi, ma è sempre tempo di riflessioni, non dimenticando che l'horror resta il genere meglio capace di raffigurare senza compromessi l'oscurità dell'animo umano e che se è sopravvissuto fino a oggi è proprio in virtù della sua capacità di manipolare elementi "primari": emozioni primitive, non mediate, grezze, istintive.
Solitamente gli anglosassoni definiscono i lavori come questo
"labour of love per l'impegno e la passione che richiedono, inversamente proporzionali alle soddisfazioni che rendono. Per chi scrive non è così. Se questo sito sarà stato utile anche a una sola persona, avrà trovato la sua giustificazione.

Delimitare i confini del "survival horror" non è semplice. Volendo dare una definizione, possiamo dire che sono horror i giochi realizzati con l'intento esplicito di spaventare (anche se non è garantito che tale intento colga nel segno), mentre sono survival quelli che prevedono l'eventualità di "morte" per il player. I survival horror vanno dunque considerati una combinazione di questi due fattori: videogames che puntano a terrorizzare e che contemplano l'eventualità di decesso per il giocatore.

Opere come Resident Evil e Silent Hill non destano alcun problema di classificazione. Sono survival horror da qualsiasi punto di vista li si contempli e rientrano tra gli assi portanti del genere. Più difficile valutare i giochi "al confine". Per esempio, gli sparatutto in Prima Persona - i famigerati first person shooter - secondo certi puristi non andrebbero considerati survival horror (d’ora in poi “s.h.”) in quanto gli "autentici" s.h. sarebbero caratterizzati da inquadrature cinematografiche in Terza Persona e dalla ricorrenza di indovinelli da risolvere (che invece mancano quasi del tutto nei FPS). Io non condivido tale opinione. Visuale in Terza Persona e indovinelli sono sovrastrutture, elementi ideati dagli autori allo scopo di arricchire e vivacizzare creazioni comunque già definite nelle caratteristiche principali. I puristi non rammentano che certe peculiarità dei primi s.h., come le inquadrature simil-cinematografiche di Resident Evil, nacquero per mere ragioni pratiche: siccome l'hardware era ancora troppo limitato per implementare una telecamera libera, appoggiarsi a un sistema di schermate fisse divenne una necessità. Scambiare per "qualità intrinseche" quelli che in realtà sono "limiti tecnici" è un errore. Detto ciò, va precisato che molti first person shooter sono stati deliberatamente lasciati fuori dal volume, anche quando la componente orrorifica era elevata. Questo perché all'epoca della "vecchia generazione" di FPS ogni videogioco in Prima Persona tendeva a ricalcare il modello dominante, ovvero Doom. Un saggio che includesse tutti i cosiddetti Doom-clones sarebbe lungo quanto un'enciclopedia, nonché molto noioso da leggere giacché opere identiche per concezione, grafica e gameplay non possono che condurre ad analisi e riflessioni altrettanto identiche. Da qui la decisione di scartare i Doom-clones e di analizzare tra i FPS di vecchia generazione solo quelli con caratteristiche molto personali, come System Shock ed Enemy Zero. Tra i FPS di "nuova generazione", più variegati, sono stati inclusi quelli in cui la componente horror è dichiarata e predominante, come F.E.A.R. e Condemned. Anche Doom 3 rientra nel numero. I FPS on rails, dove il player impugna una light-gun, sono stati presi in

 considerazione soprattutto in virtù della loro nomea e della loro riconosciuta "classicità". Perciò, oltre all'immancabile saga di House of the Dead, sono presenti Vampire Night e la serie Death Crimson.
Un genere deliberatamente escluso è quello delle "avventure grafiche" con gameplay punta-e-clicca; giochi come
The 7th Guest, The 11th Hour, Dracula: la risurrezione, Dracula 2: l'ultimo santuario, Necronomicon, Midnight Nowhere, Ripper, Post Mortem, Still Life. Tali opere infatti, pur essendo indiscutibilmente "horror", mancano della componente "survival", ovvero non contemplano l'eventualità che il player muoia. Basati esclusivamente su enigmi, sono videogames in cui il peggio che possa capitare a un giocatore è "bloccarsi" qualora non riesca a risolvere uno specifico indovinello. Sono presenti invece alcuni visual novel (pressappoco l'equivalente giapponese dei punta-e-clicca occidentali). Questo perché i visual novel includono spesso finali multipli, a differenza dei graphic adventure games, e scelte sbagliate da parte del player conducono alla morte. Che il genere non preveda combattimenti poco importa: esistono già giochi unanimemente riconosciuti come s.h. e tuttavia privi di battaglie, tipo D o Dark Seed.
Più difficile valutare i titoli appartenenti a specifici generi ludici che includono qualche elemento horror. Opere come Parasite Eve e Koudelka non creano difficoltà: sono ibridi tra s.h. e role playing game in cui la componente orrorifica è comunque preponderante. I RPG duri e puri, invece, vanno valutati con attenzione. Di solito hanno caratteristiche più fantasy che horror e quindi conviene escluderli. Naturalmente non mancano le eccezioni: i role playing games della HorrorSoft, per esempio, rientrano nelle radici dell’orrore videoludico e lasciarli fuori sarebbe un'autentica sciocchezza; idem per la saga di Shadow Hearts (tranne l'ultimo capitolo). Sono stati inclusi anche alcuni role playing games "al confine", come Vampire: The Masquerade - Bloodlines. La franchise di Shin Megami Tensei, invece, è più problematica: secondo alcuni è horror, secondo altri - me compreso - no. Esplora campi affini a quelli di certi film apocalittici, con feroci battaglie tra Angeli e Demoni, ma è più una serie fantasy atipica dalle tinte noir che horror, di certo non punta tanto a fare paura quanto a suscitare malinconia e depressione. Per amor di completezza si è incluso l'unico titolo della serie regolarmente distribuito in Italia, Lucifer's Call, lasciando fuori tutti gli altri.

Per quanto riguarda le piattaforme d'appoggio, le varie console non hanno posto alcun problema. Sono stati lasciati fuori deliberatamente i giochi che sfruttano esclusivamente cellulari e console portatili. Pur con tutta la buona volontà, uno schermo di pochi centimetri per lato difficilmente consente la full immersion che ci si aspetta da un buon horror. Rimangono fuori anche i giochi antecedenti il 1986 (l'anno di Uninvited, ideale punto di partenza), ancora troppo rozzi per suscitare paura al di là delle intenzioni degli autori, più indizi che presenze di autentico s.h.

Il PC ha posto qualche problema, dato che sui computer e sul web oltre ai giochi regolarmente distribuiti dalle software house circolano titoli "artigianali" ideati da utenti particolarmente creativi. A volte si tratta di mods, ovvero di "modifiche" di videogames preesistenti realizzate alterando engines e programmi-sorgente; altre volte si tratta di giochi costruiti da zero (soprattutto in formato .swf) con motore e grafica fatti in casa. Questi videogames sono letteralmente legioni e proprio per via della loro natura artigianale è molto difficile reperirli e classificarli con accuratezza. A scopo esemplificativo, sono stati inclusi alcuni tra i titoli più famosi: Afraid of Monsters e They Hunger per quanto riguarda i mods, la saga di Chzo Mythos per quanto riguarda i giochi realizzati da zero.
È stato difficile anche fissare i confini dell'horror propriamente detto con altri generi. I margini più sottili riguardano la fantascienza e il fantasy, che non meritano di essere invasi. Per quanto concerne la fantascienza, si sono inclusi i fantahorror con esseri mostruosi  (
Alens versus Predator, System Shock), mentre sono rimasti fuori i giochi che pur suscitando tensione mantengono caratteristiche prettamente fantascientifiche. Se ogni gioco di fantascienza contenente un po' di suspense dovesse essere considerato horror, resterebbe fuori solo Lego Star Wars...

Anche il fantasy va tenuto distinto dall'horror. Siccome quasi tutti i videogiochi fantasy prevedono avversari mostruosi, il sito comprende solo i titoli in cui la componente orrorifica è nettamente dominante, escludendo quelli (la maggioranza) in cui i mostri si limitano ad apportare colore e volendo potrebbero benissimo essere rimpiazzati da avversari generici. Per questa ragione è presente il primo Onimusha, ibrido horror-fantasy che punta a replicare le atmosfere da incubo di Resident Evil nel Giappone medievale, e non i posteriori Onimusha 2 e Onimusha 3, dove la componente fantasy predomina e i mostri non intendono suscitare paura (e infatti non ne suscitano).

Discorso simile per i tie-in, i videogiochi su licenza ispirati a film e telefilm di successo. Esistono numerosi titoli basati su pellicole mainstream dai contenuti orrorifici, come Van Helsing, Blade II, Underworld, Hellboy, e tuttavia non sono stati inclusi nel sito in quanto non sono giochi horror bensì fantasy, con mostri che hanno la mera funzione di nemici pittoreschi. Sono invece presenti i tie-in in cui la componente horror è prevalente, tipo Constantine e Buffy The Vampire Slayer.
In via generale sono state escluse le parodie, appunto perché di parodie si tratta e perciò appartenenti al supergenere della commedia e non all'horror. Mancano quindi titoli come
Zombies Ate My Neighbors e Grabbed By The Ghoulies.
In compenso sono presenti opere parodistiche che prendono di mira franchise classiche, come Splatterhouse Wanpaku Graffiti (che sbeffeggia l'orrore di Splatterhouse).
Ci sono poi i giochi (non inclusi) che comprendono qualche elemento fortemente horror in un contesto narrativo appartenente ad altri generi o a nessun genere preciso. È il caso del camaleontico
Half-Life 2: il capitolo dedicato all'esplorazione di Ravenholm non ha nulla da invidiare ai s.h. più spaventosi, tuttavia si tratta di un episodio isolato all'interno di un videogioco che, preso nella sua interezza, non si rifà all'horror né ad altri generi in particolare. O meglio, guarda a tutti i generi di maggior spicco facendo prevalere ora l'uno ora l'altro in una sorta di sfaccettato compendio dell'Immaginario collettivo.
Questo è in sostanza il criterio: sono presenti tutti i giochi considerati survival horror e anche qualcosa di più. Il mio suggerimento è di preoccuparsi non di quel che manca, ma di quel che c'è. Che è molto.

Fissati i confini, occorre aggiungere che questo è prevalentemente un sito sui s.h. usciti in Italia. Ci sono tutti i survival regolarmente distribuiti nel nostro paese, anche quelli in tiratura assai ridotta. Oltre a ciò, sono presenti parecchi horror usciti soltanto in America e in Giappone. L'elenco dei s.h. solo nipponici avrebbe potuto essere assai più corposo, ma si è preferito non allungare smodatamente l'elenco. In generale, sono stati presi in considerazione i titoli di maggior fama e qualità all'interno dei sottofiloni più diffusi. Per esempio, Kawarazaki-ke no Ichizoku 2 e Isaku si prestano bene a rappresentare il filone sadico-sexploitativo dei visual novel ammiccanti al torture porn. Ogni scheda è stata ripartita in base al seguente ordine: dati anagrafici; presentazione generale; trama; grafica & gameplay; analisi critica; versioni.

DATI ANAGRAFICI

Ordine alfabetico
L'articolo, determinativo o indeterminativo, non conta ai fini dell'ordinamento alfabetico. I numeri in cifre sono considerati secondo la normale successione numerica.

Titoli
In grassetto sono riportati i titoli con cui i videogiochi sono noti nella versione Pal. Se questa manca, è riportato il titolo della versione Ntsc/Usa. Se l'opera è uscita solo in Giappone, il titolo è quello della versione Ntsc/J.
Sotto al titolo in grassetto, è riportato in corsivo il titolo originale ("Id." se è uguale a quello Pal). Nel caso di opere giapponesi, tale titolo è doppio visto che quasi sempre i videogiochi nipponici fanno uso di un titolo in inglese e di uno in alfabeto katakana (qui traslitterato).

Paese e anno di edizione
Al titolo originale fanno seguito paese e anno di edizione. Quest'ultimo corrisponde all'anno in cui è avvenuta la distribuzione e il gioco è stato portato a conoscenza del pubblico, non all'anno (difficile da appurare) in cui ha avuto inizio la fattura dell'opera.

Software house, publisher e autori
Un videogioco è, nella stragrande maggioranza dei casi, un'opera collettiva che non si può ricondurre a un'unica eminenza grigia. Perciò per ogni gioco è stato indicato il nome della software house che lo ha realizzato, quello del publisher e, se reperibili, i nomi degli autori di maggior spicco (sceneggiatore, designer, art director, regista, produttore).
Per gli autori che fanno abituale uso di pseudonimo è stato utilizzato quest'ultimo al posto del nome vero (es., Goichi Suda è indicato con lo pseudonimo di Suda 51).

Stellette
Si può fare una recensione senza stellette? Certo, sempre più compilatori tendono a non farne uso. Tuttavia perché non metterle se queste possono aiutare a farsi un'idea della qualità dell'opera?
Questo sito ha adottato un metodo di classificazione che tiene conto anche del cosiddetto fattore
so bad it's good ("così brutto da diventare bello").

   : Una pietra miliare, senza se e senza ma
 : un gioiello degno di ogni collezione
 : modesto, ma non privo di qualità
 : pessimo, soldi buttati
 : so bad it's good!

PRESENTAZIONE GENERALE
Sotto ai dati anagrafici è presentato sommariamente il videogioco preso in esame, le sue caratteristiche salienti, le sue qualità e i suoi difetti, eventuali curiosità sulla produzione.

TRAMA
In corsivo è riportata la trama, evitando per quanto possibile di fare "spoiler" in modo da non rovinare la sorpresa a eventuali lettori interessati a provare l'opera.

GRAFICA & GAMEPLAY
Alla trama fanno seguito note informative sulla grafica e il gameplay (cioè la componente interattiva vera e propria), accompagnate da inevitabili confronti con videogiochi dello stesso genere, oppure di generi differenti ma in qualche modo simili e usciti nello stesso periodo.

ANALISI
La parte maggiormente "pretenziosa". Di ogni videogioco viene compiuta un'analisi critica e contenutistica il più possibile approfondita, allo scopo di metterne in luce le pieghe e i significati meno immediati.

VERSIONI
Di ogni videogioco sono indicate le piattaforme d'appoggio e l'anno di edizione per ogni specifica piattaforma. Si segnalano anche eventuali differenze di grafica o contenuto tra versioni distinte, più note sul doppiaggio e la distribuzione in Italia.